venerdì 4 luglio 2008

1. LA REDENZIONE DELL'IO

In un disegno pubblicato nel 1496 tratto da “Practica Musicae" di Gaffurio, l'autore rappresenta una visione verticale delle nove muse all'interno di sfere separate, ma armomiosamente connesse al tutto. Al centro della rappresentazione un serpente irrompe drammaticamente attraversando i quattro elementi per poi dividersi in tre teste: quella di un leone al centro, quello di un lupo a sinistra e quella di un cane a destra. L'immagine è ispirata dalla figura mitologica del Cerbero dell’Ade che nel periodo ellenistico era stato rappresentato come un cane con tre teste e una coda di serpente.

In epoca alessandrina (I sec. d.C) la ricerca filosofica collettiva sintetizzata dai filosofi greci, arabi, spagnoli ed egizi che convergono nella capitale della cultura mediterranea, codificano nel mito del mostro tricefalo quell'insieme di forze bipsicologiche che si pongono a difesa della fragilità dell'io, nudo, spaurito e in balia di forze istintuali e pulsionali che incessantemente lo dominano e lo corrompono. L'istinto di sopravvivenza e di realizzazione dei mezzi di sussistenza e l'istinto di conservazione e di realizzazione delle condizioni di equilibrio biopsicologiche sono inscritti nell'ordine genetico della specie umana, all'interno di quella struttura caudale che i neuroscienziati identificano nel tronco encefalico (la coda del serpente).

Ma se la coda del serpente è il tronco encefalico, allora il corpo di Cerbero indica l'organo del cervelletto, sede delle pulsioni psichiche di azione (il lupo a sinistra), di difesa (il cane a destra) e di reazione creativa e individualizzata alle sollecitazioni esterne (il leone). Recenti studi hanno dimostrato che il cervelletto ha un ruolo fondamentale nel processo di elaborazione delle idee politiche, delle credenze religiose e persino della morale. I meccanismi individuali di risposta ai problemi di conservazione e di adattamento dell'io (automatici allo stadio infantile) dipendono dalla qualità delle connessioni mentali che mettono in comunicazione il cervelletto con il obo frontale destro (difesa e conservazione dell'equilibrio) e il lobo frontale sinistro (aggressività e acquisizione dei mezzi di sussistenza (il lupo).

Per la psicoanalisi, un sistema di linguaggio in grado di interpretare con punti di vista teoretici e regole tecniche, tutte le possibili interconnessioni simboliche dell'inconscio (Habermas, 1973), definisce Es l'insieme delle funzioni automatiche di difesa dell'io che rimangono a livello automatico, per cui l'individuo reagisce alla paura con la fuga e agisce aggressivamente alle minacce. Il processo di evoluzione delle risposte automatiche in risposte individualizzate, consapevoli, riflesse e meditate, rappresenta invece il percorso di formazione dell'Io conscio (il leone) che dischiude poialle esperienze trascendenti connesse all'integrazione del Super-io (le nove muse) all'interno di una unica coscienza di sè (la Musica delle sfere celesti).

"Recentemente gli sforzi compiuti da Karen Kaplan - Solm e Mark Solm (2002) per integrare su una solida base empirica la psicoanalisi e le neuroscienze (neuropsicoanalisi) hanno aperto interessanti prospettive sia cliniche che teoretiche. Per questi autori l'Es ha il suo centro nevralgico nelle strutture che circondano il IV ventricolo e nel sistema attivante ascendente (formazione reticolare, ecc) con le sue connessioni limbiche, gli ultimi e più profondi strati della strutturazione dell'Io risiedono nei lobi prefrontali (il Mosè di Michelangelo), mentre le funzioni del Super-Io sono particolarmente legate alla regioni ventromediali del lobo frontale, che è il punto in cui i lobi frontali si incuneano all'interno del sistema limbico". Questa zona rappresenta per gli stimoli,l'ultima barriera (Cerbero) a protezione dell'Io." (Ronconi, Dal cervello alla mente, 2006).

La neuropsicoanalisi contemporanea non è dissimile dall'Alchimia rinascimentale. E' difficile digerire il fatto che chi ci ha preceduto ne sapesse quanto noi, pur non disponendo di strumenti tecnologici per verificare i dati in laboratorio o di una tecnica di verifica statistica delle prove empiriche. Tuttavia anche l'attuale psicoanalisi è criticata in quanto priva di scientificità. "Come si fa a definire scientifica la psicoanalisi se il soggetto che essa instaura non è soggetto di conoscenza, ma un soggetto di desiderio proveniente da quell'altrove, l'inconscio, che il soggetto non conosce?" (Galimberti 1991).

"In Cento anni di psicoanalisi e il mondo va sempre peggio", Hillmann ha invitato la psicoanalisi a guardare al mondo di fuori, curando il suo narcisismo di disciplina soggettivista più che il narcisismo del paziente."

Alchimia e neuropsiconalisi giungono, a distanza di cinque secoli, allo stesso risultato empirico, scientifico ed umanistico. "L'importanza della psicoanalisi (e dell'Alchimia) sta nella sua forza polemica con la quale ha fatto valere le esigenze che nella fisolofia tradizionale non trovano soddisfazione adeguata, ossia: il concetto della vita umana, l'apprendimento dell'importanza dell'incosncio sia per il singolo che per il gruppo e la società; la nozione della sessualità come fondamentale nell'uomo, che l'antropologia tradizionale ignora completamente; il riconosciemnto dell'azione che la società esercita sull'uomo attraverso la critallizzazione del Super Ego." (Abbagnano , 1996).

L'alchimia può essere intesa come una psicoanalisi della persona (Lopez, 1987): persona in "armonia tra parte libido-emotiva e razionale, in cui triova spazio una compiuta genitalità e la gioia di vivere e amare. La persona è quell'individuo che è diventato consapevole di essere esponente singolare simbolico della totalità, non solo delle forme esistenti, ma di tutte le possibili forme dell'essere, dove la persona è simultaneamente dio, uomo e anima."

2. La neuropsicoanalisi iniziatica

La religione, la scienza, la filosofia e l'arte che emergono dal '500 sono il frutto di una 'travolgente' manifestazione della libido individuale e di gruppo che formerà, uno dopo l'altro, il pensiero illuminista, borghese, capitalistico, liberale e consumistico. Già Voltaire affermava che dal punto di vista della coscienza civile il cattolico era un "pessimo cittadino", a rimarcare il carattere egocentrico, individualistico e spesso meschino del comportamento falsamente cristiano del cattolico conformista, scisso tra vita privata e vita pubblica, tra virtù di facciata e tentazioni libidinose.

Se in una delle frasi più famose del secolo scorso si diceva che la maggioranza dell'umanità vissuta nel passato "non aveva altro da perdere tranne le sue catene", oggi bisogna dire che la maggioranza crede di possedere tutto grazie alle sue catene (di cui non si accorge). "E dato che fa parte della natura di queste catene il non essere avvertite da chi le porta, naturalmente non si arriva mai a perderle" (G. Anders).

In questo libro si sostiene che una delle possibili strade di "liberazione dalle catene invisibili" (il sistema delle credenze) sia quello di parlare, discutere e praticare il cristianesimo in forma laica e filosofica, non dogmatica e nemmeno antagonista a quella cattolica. In varie occasioni papa Benedetto XVI ha accennato alla difficoltà di formare la coscienza dei giovani e della carenza di veri educatori. E' vero, ma in occidente non ci saranno mai buoni educatori, non fa parte della nostra "struttura psicologica", testimoniata dalla parabola cristiana del "figliuol prodigo". Dobbiamo imparare dalle esperienze e l'essenza psicologica di una esperienza iniziatica può essere assimilata anche dalle parabole del Vangelo, dalle favole barocche, dalle trame del cinema, dalle storie della letteratura e dalle leggende che rappresentano la "mitologia del Villaggio".

1) Neuropsicoanalisi rinascimentale

Leonardo è l'artista che più di ogni altro codifica il quadruplice processo iniziatico di trasformazione dell'identità individuale attraverso le iniziazioni spirituali. Il dipinto "la Vergine delle rocce, sintetizza in due atti il momento in cui Giovannino, emblema del cercatore di verità, riceve le istruzioni necessarie per procedere nel sentiero della metamorfosi dell'anima e di redenzione dell'io. La Vergine Madre pone infatti per due volte le mani sulla testa del Bambino.


Nella prima versione Leonardo descrive ai suoi allievi la necessità spirituale , razioanalmente compresa (l'arcangelo Uriele) di abbandonare la casa del Padre e iniziare il sentiero della consapevolezza di sè (anima) in rapporto al mondo inetriore e di coscienza di sè (l'io) in rapporto al mondo esterno-

Le prime cinque iniziazioni riguardano il processo di metamorfosi dell'anima attraverso la decisione di essere l'amore della "madre" interiore (VI), la scelta di unirsi anima e corpo con l'io maschile (VII), il pentimento e separazione (VIII) e infine la spoliazione (IX) che conduce l'anima a identificarsi con un altro Io in grado di identificarsi nelle funzioni della Mente (X).
" La mia anima a lungo ha sanguinato sotto il peso di inutili menzogne. io non sono più Io, eppur son io", si riferisci a uno stadio di evoluzione (IL TERZO) in cui l'individuo è consapevole di aver raggiunto un nuovo grado di unità con l'io che si esprime, comunica e vive attraverso le funzioni della mente e non dell'anima.

Nella seconda versione, praticamente quasi simile alla prima, Leonardo aggiunge una croce nelle braccia del Bambino Gesù, per affermare la decisione dell'io che si identifica nelle funzioni della mente di procedere a purificarsi dai cinque involucri di coscienza individuale che linmitano la comprensione di ciò che è vero e reale. Le cinque iniziazioni riguardano il processo di disidentificazione dell'io dall'ego (XI), dalla sensibilità individuale (XII), dall'identità sessuale e dai ruoli (XIII), dalla personalità sociale (XIV) e dal carisma intellettuale e spirituale (XV). Questo processo iniziatico è lo stesso definito dalla Kènosi paolina.

La Parabola del Figliol Prodigo descrive le iniziazioni dell'anima che si appresta a identificarsi nell'io della mente in cui diventano operanti i processi di elaborazione delle sensazioni in deduzioni, delle emozioni in induzioni e e dei sentimenti in intuizioni. E' a questo livello che l'individuo può prendere le decisioni più significative delal sua vita spirituale, come ad esempio abbracciare la regola monastica oppure scegliere di realizzare la redenzione dell'io e salvezza dell'anima in chiave mondana.



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categorie: capitolo primo

A) LA PARABOLA DEL FIGLIO PRODIGO

a) LA DECISIONE DI EVOLVERE IN CONOSCENZA (Rembrandt - la VI^ iniziazione)

La psicologia cattolica insiste da sempre sulla necessità di espandere l'Homo interiore a discapito di quello esteriore, fondando la "cultura dell'anima" sulle opere di Sant'Agostino, il vero fondatore del cristianesimo occidentale. "Più si studia Agostino e più si constata come egli dipenda da Plotino, tanto da rendere davvero pertinente la questione su dove termini il suo platonismo e dove cominci il suo cristianesimo. Partendo da Plotino, Agostino si convince che la via maestra della conoscenza spirituale di Dio è l'introversione, l'interiorizzazione, giacchè da un lato l'Uno è dentro di noi e dall'altro, non è possibile alcuna vera conoscenza di se stessi, se non nell'essere , ovvero in Dio. (Marco Vannini, La morte dell'anima, 2003)

Ogni vera conoscenza di sè, dunque, di quel problema che è l'uomo e la sua natura disobbediente (il peccato originale), presuppone una discesa in quella che già i neoplatonici chiamavano "profondità dell'anima" che è, allo stesso tempo, la sua parte più elevata". Per salire in alto, verso il vertice della conoscenza di Dio, occorre scendere in profondità, per esplorare e rischiarare la parte "buia ed irrazionale" (l'Ombra junghiana) che incessantemente e fatalmente induce a comportamenti peccaminosi.

Per l'alchimia cattolica più intransigente, rappresentata magnificamente nel romanzo di H.Hesse, Narciso e Boccadoro, il processo di interiorizzazione deve avvenire sulla scia dell'amore, della devozione e della fede, qualità dell'anima razionale a cui si giunge attraverso la rinuncia delle passioni, il distacco da ogni forma di attaccamento e la fiducia assoluta nell'amore esclusivo di Dio per il suo figlio "errante" e "rinunciante " (il sannyasin dell'alchimia orientale).

Per l'alchimista cattolico l'atto di scendere in meditazione attraverso la preghiera, la recitazione dei salmi e la contemplazione delle immagini sacre, significa sperimentare l'ambiguo rapporto con il suo creatore.
"A differenza delle grandi divinità cosmiche, naturalistiche o guerriere conosciute dall'antichità indo-europea, il dio cattolico si trasforma in un attore psicologico, in personaggio della vita interiore più profonda e personale. Egli abbandona, tenta, soccorre, si indigna, si offende, gioca d'astuzia, si irrita, mette alla prova, punisce, ecc..., ma prima di tutto ama il proprio "figlio" di un amore infinito". I suoi interventi, testimoniati nelle opere di Francesco di Sales. San giovanni della croce e molti altri, scandiscono la ricerca spirituale del credente che si confronta con le proprie debolezze e contraddizioni" (Daniel Dubuoisson, La formazione dell'io, 2007)

In questo complesso rapporto con il Padre, l'antropologia cattolica non è mai così lucida e vicina alla situazione esistenziale dell'individuo come quando lo incita a confrontarsi e volgersi verso Dio. Se si analizzano le opere di Sant'Agostino e di San Francesco di Sales come espressioni di una profonda conoscenza psicologica della natura umana, si può pensare che il Padre, al quale l'anima si rivolge per chiedere aiuto materiale, sostegno psicologico, rivelazione della verità e comprensione degli errori commessi, rappresenti metaforicamente un aspetto elevato dell'Ego (il SuperIo), ovvero di quella struttura istintiva (istinto di sopravvivenza e di di conservazione) in grado di proteggere l'Io (il figlio) da processi di disintegrazione dell'identità (il Se) o di inflazione della personalità (L'Es).


Se si analizza la parabola del "figliol prodigo" partendo da questi presupposti, ci si accorge che la storia ricalca "la discesa nelle profondità dell'anima", la stessa compiuta dal mistico (Narciso), in chiave mondana (Boccadoro). Entrambi raggiungono, per strade diverse, l'illuminazione della coscienza. Mentre Narciso si impegna nel raggiungere l'introversione assoluta dell'anima (istinto di morte) in cui avviene l'annullamento dell'egoicità (la libido) intesa come pulsione a vivere e godersi la vita ad ogni costo, Boccadoro è invece l'arteficie della dispersione del "denaro interiore" (l'energia psichica indotta dal seme) attraverso la soddisfazione di ogni forma di godimento, di piacere e di gratificazione sensoriale (istinto di piacere)

Con le stesse intenzioni di Boccadoro, il "Figliol prodigo" riceve dal padre la sua parte di eredità biologica e culturale (l'istinto di trascendenza dell'io) e abbandona ogni forma di sicurezza economica (ll fratello ricco con il mantello rosso), di confort materiale e sensoriale (il secondo fratello seduto su una sedia) e al privilegio sociale indotto dall'istruzione e alla protezione del gruppo di appartenenza (il terzo fratello dipinto sullo sfondo).

Il dipinto di Rembrandt descrive quindi un preciso stadio di formazione dell'io. La decisione di rinunciare alle facili sicurezze dell'ego materiale, alla tentazione di farsi cullare dalla pigra sensibilità dell'anima e il desiderio di essere libero dalla volontà paterna (la società) di istruire con dottrine conformi alle leggi morali, è la molla che spinge il "Figlio", generoso con se stesso e prodigo nello spendere il denaro del corpo (energia sessuale) e dell'anima (energia psichcia), ad intraprendere il sentiero della trasformazione mondana dell'io attraverso una autentica conoscenza di sè. (la sesta iniziazione: la decisione di percorrere la via dell'oracolo di Delfi: Conosci te stesso e conoscendo te stesso conoscerai Dio)


b) LA DISSOLUZIONE DEL'EGO. (Chagall - la VII^ iniziazione)








Nell'opera realizzata da Chagall non ci sono fratelli ad aspettare il figliuolo prodigo. L'immagine è svincolata da un costesto reale (la casa del padre) e l'emozione del ritorno è enfatizzata dalla tenerezza dell'abbraccio e dall'ambientazione surreale della scena che colloca la "coppia" all'interno di una dimensione distaccata dal resto, come se fosse sospesa all'interno di una nuvola. In questo modo le figure che circondano il padre (la comprensione intellettiva delle esperienze) e il figlio (l'esperienza diretta della fragilità dell'io nel perseguire le proprie pulsioni, passioni e aspitrazioni), acquistano una particolare valenza simbolica.

In questo dipinto coesistono due temi fondamentali. Il primo tema affrontato dall'artista è quello della "dissoluzione dell'ego individuale", vissuta concretamente attraverso le esperienze delle passioni, delle emozioni sessuali e dei sentimenti corporei (una donna si avvicina tenendo in mano un mazzo di fiori) e la conoscenza diretta di tutte le possibili manifestazioni della libido psichica (lun uomo con la testa d'asino, simbolo della pulsione psichica che non è mai doma, spesso recalcitrante e disobbediente, si sta allontanando). La dissoluzione dell'ego è riferita alla struttura razionale che l'individuo costruisce artificiosamente per acquisire sicurezza, rispetto e autonomia all'interno della famiglia. L'esperienza dell'amore con il corpo della donna, e viceversa, produce un rapido cambiamento psicologico che rappresenta il primo passo verso la "redenzione" dell'io.

La redenzione intesa in senso cristiano, e quindi spirituale*, è un modo per descrivere il progressivo passaggio dell'io a stati più elevati di consapevolezza interiore (autoavvertimento, propriocezione, introspezione, meditazione, contemplazione e assorbimento nella luce divina) e del senso di sè in rapporto al mondo esterno (senso di sè fisico, psichico, mentale/ materiale, sociale e spirituale/ creativo, cognitivo e trascendente). La dissoluzione della coscienza primaria* è descritta uno stato di annullamento dell'egoicità (la libido di vivere) che dischiude alle iniziazioni superiori, dalla sesta (la decisione descritta da Rembrandt) alla decima (l'illuminazione della coscienza).

Lo stesso tema si ritrova, nel cammino mistico dell'anima, si ritrova nella vicenda spirituale di Madalena, dipinta per tre volte da Caravaggio. La coscienza primaria, ovvero l'identità dell'anima ancora priva di "wera esperienza", è una struttura che si dissolve rapidamente quando viene in contatto con le esperienze dell'amore sessuale o trascendente in grado di eccitare il senso dell'estasi del cuore. Caravaggio è consapevole di questo primo stadio di annullamento dell'identità indotto dall'amore carnale e mistico e dipinge per prima "Maddalena in estasi", metafora dell'espansione dell'energia psichica nell'emisfero destro.





A distanza di due anni rappresenta poi "Maddalena Penitente" seduta molto compostamente e malinconicamente su una sedia, metafora del ritorno "a casa" nell'emisfero sinistro, ovvero nella sede cerebrale della coscienza di sè e della percezione critica e razionale della realtà (la coscienza post- infatuazione), e infine, nel terzo dipinto, completamente convertita all'Alchimia cristiana.

La redenzione interpretata da Chagall avviene allo stesso modo: l'io (non diversamente dalle vicende di Pinocchio) si proietta nel mondo esterno alla ricerca del significato della vita e dissipa il denaro degli istinti, delle pulsioni e della libido sessuale (i trenta denari di Giuda), per conquistare uno stato più elevato di consapevolezza di sè, di conoscenza della realtà e coscienza dei rapporti che deve instaurare con il mondo per poter completare la sua formazione (sviluppo, morte e trasformazione del piccolo io/burattino senza fili nel Se creativo/il bambino vero)

Il secondo tema affrontato dall'artista è quello di rappresentare per simboli la settima iniziazione (il matrimonio). Sullo sfondo a sinistra Chagall dipinge la scena del matrimonio dell' Io con l'Anima per evidenziare la necessità di realizzare una nuova "coniuncto oppositionis" con la forza creativa femminile intesa sia in senso mondano (il sacramento del matrimonio), sia in senso psicologico (l'unione con la propria anima capovolge i criteri di scelta delle priorità esistenziali)

Sullo sfondo a destra l'artista dispone invece un gruppo di donne che si apprestano ad offrire i "doni dell'anima", metafora della scoperta delle potenzialità creative, cognitive e trascendenti connesse alla decisione di unirsi carnalmente (corpus) e psicologicamente (animus) con l'Anima Mundi (le opere del Se creativo). Spesso questa iniziazione corrisponde alla decisione dell'individuo di iniziare una attività artistica e di esprimere e manifestare i talenti corporei, le qualità dell'anima e le capacità mentali in forme che "trascendono" la dimensione razionalizzatrice dell'intelletto.

Al centro del dipinto, un Homunculus gravido,(il principio di individuazione avviene sempre sempre attraverso una fecondazione "biologica e iniziatica" dell'anima) si aggira per le strade, mentre una colomba rossa (simbolo della rubedo delle esperienze) vola sopra la coppia di nuovo riunita per dichiarare la redenzione dell'io e l'avvento di un nuovo e brillante sole, simbolo di una più elevata comprensione logica e translogica, razionale e spirituale, personale e transpersonale delle esperienze della vita.

Padre (intelletto razionale) e Figlio (l'Io consapevole di appartenere a una comunità culturale e spirituale) sono di nuovo uniti per realizzare il secondo stadio di trasformazione dell'identità materiale (coscienza del "denaro") nell'identità psicologica (coscienza dell'amore). A questo secondo stadio di espansione della coscienza di sè in rapporto al mondo seguirà (nella cultura ebraica) lo sviluppo dell'identità sociale (coscienza del "potere") e dell'identità spirituale (coscienza dell'etere).

*La cultura ebraica (Chagall è ebreo) dispone di strumenti di comprensione superiori a quella di un artista educato nell'in-cultura cattolica. Il cattolicesimo rappresenta il "ramo psicologico" del Cristianesimo, mentre l'ebraismo, disconoscendo l'avvento di Cristo redentore (l'alchimia della coscienza realizzata attraverso l'ascesi mistica e mondana che rinuncia "nelle tre croci del Calvario" a qualunque forma di mediazione con l'intelletto razionale/Yavhè), continua ancor oggi ad elaborare lo sviluppo dell' Io attraverso la "croce materiale", per cui la coscienza del denaro e della ricchezza (l'Aleph) è la premessa per la formazione dell'ego spirituale nel mondo della materia.


c) IL PENTIMENTO DELL'IO (DURER - L' VIII^ INIZIAZIONE)



La parabola del figliol prodigo rappresenta per gli artisti del Rinascimento un modello di formazione dell'Io molto diverso da quello strutturato dalla psicoanalisi moderna. "Nella tradizione psicoanalitica, la strutturazione dell'io è il risultato del progressivo sviluppo di un sè fisico, emotivo e mentale sino all'adattamento con la realtà ed all'assunzione di un ruolo in essa. L'io psicoanalitico ha una morale convenzionale, e cresce in accordo con le leggi precostituite dell'ambiente: è un io adattato, tanto più sano quanto più è integrato con le leggi della comuinità in cui vive".(Baget Bozzo, il Sè transpersonale).

La psicoanalisi freudiana, concepita all'interno del contesto religioso ebraico, intuisce che l'io adattato e conforme alle finalità di gruppo deve avere una coscienza interiorizzata del denaro e del suo valore simbolico superiore. La coscienza ebraica del denaro, a cui seguirà la coscienza dell'amore, del potere e dell'etere rimane ancorata, anche nella fase di integrazione del super-io , ovvero della coscienza spirituale, all'interno della dimensione materiale, sociale e religiosa di riferimento.

"L'io sano prende ordine da tale morale e ne media le esigenze, integrandole con i bisogni pulsionali e le richieste ambientali. Il modello proposto dalla psicoanalisi (freudiana di matrice ebrea), non considera nè l'arco dello sviluppo transpersonale nè la strutturazione adulta della personalità, ed ignora altresì le vicissitudini della lotta per l'esistenza e lo sviluppo creativo che sono state delineate dalla psicologia umanistico-esistenziale". (Boggio Gilot)

Per la spiritualità cristiana, fulcro della psicologia umanistica che si sviluppa e giunge a maturazione nel Rinascimento, la formazione dell'io prende avvio da un atto di separazione, allontanamento e rinuncia a receperire la morale genitoriale, di gruppo o religiosa di riferimento. Il figliol prodigo rappresenta l'emblema del progressivo distacco dall'ambiente per sperimentare automamente il "valore" dei talenti dell'anima (VI^), dell'amore coniugale (VII^), della condivisione delle risorse materiali, psicologiche e cognitive (VIII^) e di elaborazione dell'esperienza all'interno delle regole di gruppo (IX) nel processo di formazione dell'identità libera da qualsiasi forma di paura e soggezione nell'esprimere creativamente i bisogni, le aspirazioni, gli ideali e le utopie dell'anima (X^ redenzione dell'Io e salvezza dell'anima). Il modello mondano dell'ascesi è quindi già tracciato da Vangelo e il Cristo della parabole ( quello della trasfigurazione della libido in coscienza, conoscenza e percezione delal verità) descrive il punto di arrivo di questa ricerca interiore.


Il Figliol abbandona le sicurezze connesse allo status economico, sociale e spirituale del Padre, rinuncia ad assecondare la tentazione dell'anima di adagiarsi sulle ricchezze e valori già acquisiti e decide di uscire dal sistema delle credenze, dell' educazione e dell'istruzione preconfezionate dalla cultura e dalla religione del gruppo di appartenenza (VI^ iniziazione).

Poi si innamora, scopre la sessualità, sperimenta attraverso il corpo e l'anima della donna la trasformazione della libido in eros, amore e consapevolezza di sè e realizza, insieme alla compagna (il partner o la prorpia anima), il primo stadio di dissoluzione dell'ego (la VII^ iniziazione) , lo stesso descritto da San Paolo quando afferma la necessità spirituale della Kenosis dell'io, ovvero lo svuotamento dall'identificazione con il ruolo sessuale.

La cultura tantrica orientale codifica nel Kamasutra le posizioni ideali per raggiungere questo stato di liberazione dall'ego sessuale. Congiunti nell'atto, attraverso uno stato di profonda immersione nelle sensazioni corporee e nelle emozioni del cuore, il maschio e la femmina perdono la consapevolezza di chi "sta sopra o di chi sta sotto" e si dimentica, o si annulla, la percezione di possedere il proprio organo sessuale e quindi la propria identità.

Allo stesso modo la cultura cristiana del "matrimonio iniziatico" codifica nell'unione simbolica con la mente,l'anima e il corpo della "donna o dell'uomo interiore", la volontà di dissolvere l'ego individuale per acquisire invece l'identità sessuale di Gesù Bambinio, metafora dell'innocenza di godere del "santo prepuzio", ovvero dell'estremità finale dell'organo maschile e femminile (il clitoride) attraverso il gioco amoroso in cui l'ego sessuale si ridimensiona e la libido fluisce naturalmente attraverso l'erotismo delle carezze e dei baci.

Purtroppo, o per fortuna, il periodo dei giochi dura poco e la pulsione psichica femminile (la paura del tempo futuro) costringe il Figliol a prendere moglie. Inizia quiondi un ulteriore stadio di formazione dell'io in cui l'individuo deve imparare a condividere non solo il tetto, il letto, la gestione dei figli, ma anche le risorse economiche, le preoccupazioni, l'ansia e la frustrazione del partner. In ambito sociale si verifica lo stesso tipo di dinamica, per cui la professione, l'impiego o il bisogno di superare lo stato di precarietà, costringe l' ego individuale a scendere a compromessi.

La morte delle illusioni è un evento che avviene nella dimensione mondana, e non ritirandosi sulle montagne a meditare. Come insegna il film "Samsara", la strada dell'illuminazione della coscienza passa attraverso le prove della vita famigliare, sociale, produttiva e relazionale. Questa premessa è indispensabile per comprendere il significato del "pentimento" descritto da Durer. Come il monaco buddhista che prende moglie, rinuncia a tornare nel monastero e si pente di questo gesto, anche il Figliol prodigo di Durer si pente di dissipare la sua vita in mezzo ai porci e di mangiare le loro ghiande. Non è quiondi un senso di frustazione che fa tornare a casa il Figliol prodigo, ma la consapevolezza di non aver più nulla da spartire con la libido istintiva, psichica e mentale di coloro che si nutrono di tutto pur di soddisfare gli appetiti sessuali, materiali, culturali e persino spirituali.

L'interpretazione cattolica della parabola porta invece a considerazioni opposte. Per il cattolico l'uomo è un ammasso di istinti, pulsioni e libido da redimere e salvare attraverso i sacramenti cattolici. L'uomo è un peccatore che deve pentirsi, chiedere perdono a Dio (il Padre) per poter essere di nuovo accolto dalla famiglia, dalla comunità e dalla chiesa. Non c'è nessuna comprensione per chi ha dissipato la sua libido ed è diventato un vero uomo, ma solo compatimento, falsa compassione e tanto amore bugiardo per chi ha sbagliato, non ha più denaro per sfamarsi e chiede alla società di essere reintegrato. Sembra quasi che il Figliol sia un avanzo di galera che nella sua spregievole vita abbia commesso ogni sorta di peccato, abonimia e consumazione illegale del corpo proprio e altrui. Questa profonda incomprensione della parabola è alla radice del fallimento della cultura cattolica, responsabile di aver generato l'allontanamento delle menti migliori, colte e avvedute, dalla matrice cristiana.

Com'è possibile che un uomo colpevole di aver vissuto consapevolmente la propria natura*, al di là del bene e del male, sia considerato un reietto, un fallito, precipitato sul lastrico morale ed economico (per il cattolico è sinonimo) perchè non ha voluto obbedire ai "comandamenti" e ascendere al successo economico e sociale attraverso l'iter dei sacramenti religiosi e le regole immorali della società materialistica? Non è un caso che i sacramenti cattolici siano solo sette. L'ottava iniziazione, il pentimento dell'io, ha un altro e più elevato significato.

Dopo aver lavorato duramente per molti anni con giudizio, fedeltà e perseveranza e aver realizzato l'amore del padre e della madre con i propri figli, l'io cristiano si accorge amaramente di aver condiviso la sua vita con i "porci", ovvero con chi, (socio, moglie, amico, datore di lavoro,ecc..), è rimasto per scelta, o per comodo, a livello animale, istintivo, materialistico, egocentrico e privo di qualsiasi scrupolo morale, etico o spirituale. Il pentimento dell'io cristiano è una supplica ad uscire da quel tipo di mondo e di essere accolto, invece, nella "casa" di coloro che hanno seguito lo stesso percorso di formazione (coagula) e dissolvimento (solve) dell'io.

A questo proposito fa riflettere il successo mondiale della massoneria e di quelle sette che attraverso le iniziazioni spingono l'individuo ad "affrattellarsi" per ottenere, in tempi brevi, denaro, successo, conoscenza, consenso e popolarità. Allo stesso modo fa riflettere l'uso di certe proposizioni come la "casa delle libertà", in cui è evidente il richiamo psicologico ad aggregare amici e nemici, cattolici e atei, vincenti e perdenti, ricchi e poveri, intellettuali e ignoranti, fessi e furbetti, sotto un unico tetto, per condividere la stessa forma di libido e le stesse strategie politiche, finanziarie ed economiche e persino consumistiche.

Interressante invece ravvedere nell'Adorazione del Prepuzio del Bambino un risvolto psicologico che lo collega poi alla sua corconcisione, in cui si incide sulla sua pelle per "celebrare" l'appartenenza dell' io alla colettività religiosa ebrea (la IX^ iniziazione)


d) LA CASA DEL PADRE (la IX^ INIZIAZIONE)

Essere atei è qualcosa che non si può fare a meno di essere se si è minimamente dotati di buon senso, di occhi per vedere e cervello per comprendere quello che la scienza ci spiattella davanti al naso ogni giorno. In particolare il darwinismo, probabilmente la più importante delle conoscenze che la specie umana sia mai stata in grado di acquisire, rende “optional” la presenza di un eventuale Dio e qualora lo si voglia considerare come ipotesi (enormemente improbabile), lo relega in un ruolo insignificante per la nostra esistenza.
Ecco come Dawkins descrive questo strano tipo di “conversione”:

“La selezione naturale non solo spiega tutta la vita, ma rivela che la scienza ha il potere di spiegare come la complessità organizzata emerge da inizi semplici senza alcun intervento esterno. Se si comprende bene la selezione naturale, si procede con coraggio anche in altri campi, perché si finisce per sospettare che anche in essi, come già in campo biologico prima di Darwin, siano state prospettate false alternative.
Chi, prima dell'Origine delle specie, avrebbe mai pensato che una cosa apparentemente progettata, come l'ala di una libellula, fosse in realtà il prodotto finale di una lunga sequenza di cause non casuali ma del tutto naturali? Il racconto divertente e insieme intenso che Douglas Adams ( it.wikipedia.org/wiki/Douglas_Adams) fa della sua conversione all'ateismo radicale - insiste sull'aggettivo «radicale» per distinguersi bene dall'agnostico - illustra il potere del darwinismo come stimolo alla presa di coscienza.
... In un'intervista pubblicata postuma nel “Salmone del dubbio”, un giornalista gli chiese come fosse diventato ateo. Lui rispose spiegando prima come era diventato agnostico e proseguì dicendo:

« E riflettei, riflettei, riflettei. Ma non avevo abbastanza elementi per giudicare, sicché non giunsi a nessuna soluzione. L'idea di dio mi lasciava alquanto scettico, ma non avevo abbastanza nozioni per elaborare un buon modello alternativo, per trovare un'altra teoria che spiegasse la vita, l'universo e tutto quanto sostituendo adeguatamente l'idea di dio. Ma perseverai, continuando a leggere e riflettere. Un giorno, poco dopo avere compiuto trent'anni, mi imbattei nella biologia evoluzionistica, in particolare in due libri di Richard Dawkins: II gene egoista e L'orologiaio cieco. E d'un tratto (credo alla seconda lettura del Gene egoista) tutto mi diventò chiaro. L'evoluzione, come concetto, è incredibilmente semplice, ma ha dato origine all'infinita, sconcertante complessità della vita. Ciò che scoprii con la biologia evoluzionistica suscitò in me un senso di reverenza al cui confronto la reverenza che la religione suscita nella gente mi sembra francamente stupida. Preferirò sempre la reverenza indotta dalla conoscenza alla reverenza indotta dall'ignoranza.»

L'idea incredibilmente semplice di cui parlava non aveva naturalmente nulla a che vedere con me: era la teoria darwiniana dell'evoluzione per selezione naturale ad avergli risvegliato la coscienza.
Il filosofo Daniel Dennett, ottimo conoscitore della scienza, ha osservato che «l'evoluzione contraddice una delle nostre idee più radicate, ossia che occorre una cosa bella e grandiosa per produrne una più piccola. La definisco la teoria della creazione discendente. Non si vedrà mai una lancia che fabbrica un fabbricante di lance, ne un ferro di cavallo che fabbrica un fabbro o un vaso che fabbrica un vasaio». Darwin ha scoperto un processo concreto che agisce proprio in tale modo controintuitivo ed è questo che rende il suo contributo al pensiero umano così rivoluzionario e così capace di risvegliare le coscienze.”

L'evoluzione darwiniana, in particolare la selezione naturale, distrugge l'illusione del «progetto intelligente» all'interno del cosmo e ci insegna a guardare il mondo con occhi diversi, più acuti.

Ma quanto ci è stato tolto ci viene restituito moltiplicato, un mondo di una bellezza mozzafiato, di una poesia sconosciuta.

Noi guardiamo il mondo con mente lucida, ma i nostri occhi sono ugualmente estatici.

E uno che si definisce artista, uno che soprattutto con gli occhi e con le mani “conosce” il mondo, come può astenersi dal tessere le lodi di questa visione?

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